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Animali pericolosi del Mediterraneo


Mari e oceani contengono numerosi organismi animali e vegetali che possono rivelarsi dannosi o pericolosi per l’uomo, nel corso della loro evoluzione, numerose specie hanno sviluppato nei confronti dei loro predatori, alcuni meccanismi di difesa e offesa come ad esempio le spine.

Malauguratamente, questi meccanismi autoprotettivi vengono, talvolta, usati contro aggressori "involontari", come bagnanti, subacquei e consumatori.
Diversamente dai mari tropicali, la fauna marina del Mare Nostrum, non annovera specie particolarmente dannose per l’uomo, è comunque opportuno, conoscere almeno quelle che possiamo più facilmente incontrare, in modo da evitare i rischi di incidenti, che potrebbe evolvere, con complicanze non sempre facili da gestire.

Rimedi

Anche se nessuna specie di quelle che vedremo è mortale, la sensibilità nei confronti delle tossine inoculate è individuale e gli effetti, sono diversi da un soggetto all’altro.

In caso di "puntura" per calpestamento accidentale, una buona conoscenza di cause e conseguenze è fondamentale per un trattamento tempestivo, che può aiutare contro il dolore ed evitare successive possibili complicazioni:

la ferita va irrigata con acqua di mare, ed è necessario eliminare eventuali frammenti di spine;
se il veleno è termolabile, cioè sensibile al calore, la parte colpita, può essere trattata con impacchi di acqua molto calda per almeno 1 ora o, in mancanza, con sabbia o pietre, scaldate dal sole sull'arenile.
In casi particolarmente gravi, è necessario il trattamento con farmaci idonei.


I pesci pericolosi


Tracina o Pesce ragno

Pesce ragno
Tra i pesci più comuni che possiamo incontrare nel Mediterraneo, le tracine, più comunemente conosciuti come “pesci ragno”, vivono semisepolte sui fondi sabbiosi o fangosi, anche a piccola profondità, facendo sporgere la parte superiore del capo e la prima pinna dorsale con le spine erette.
Le specie delle nostre acque sono quattro (Trachinus vipera, T. araneus, T. radiatus, T. draco).
Le tracine sono molto diffuse nell'Adriatico, le loro dimensioni possono raggiungere i 40-50 cm. di lunghezza, ma sono più comuni gli esemplari di 20-25 cm. Trachinus vipera è la specie più piccola (fino a 10-14 cm.), ma sembra avere gli effetti più intensi.
Questi pesci non sono generalmente aggressivi se non vengono disturbati, gli incidenti più comuni, riguardano i bagnanti che camminando nei bassi fondali, inavvertitamente la calpestano,
sono però noti casi di subacquei che dopo aver molestato una tracina sono stati aggrediti.
Le ghiandole velenifere sono localizzate alla base degli aculei, in corrispondenza degli opercoli e nella spina dorsale anteriore e secernono una tossina termolabile.
Il dolore provocato dalla puntura aumenta a seconda della grandezza del pesce, è comunque immediatamente molto intenso e localizzato, tende ad irradiare dopo l0-15 minuti e raggiunge il massimo dopo circa un'ora, poi comincia a calare, anche se può durare fino a 48 ore.

Pesce prete

Pesce prete
In maniera simile alla tracina, Uranoscopus scaber (pesce prete o pesce lanterna) ha l'abitudine di vivere nascosto nella sabbia, da cui lascia sporgere gli occhi.
E' un pesce dalla grande testa e dal corpo con sezione tondeggiante che si assottiglia verso la coda.
Dietro gli occhi, sopra la testa, vi sono placche ossee pronunciate, ruvide e granulose, ai cui lati si trovano due spine inclinate verso l'alto, appena sporgenti che iniettano tossine termolabili, irritanti anche per l'uomo.

Scorfano

Trigoni
Sui fondali rocciosi, non è raro incontrare, ben mimetizzati tra le rocce, i colorati scorfani, parenti del famigerato pesce pietra, che, per nostra fortuna, vive nei mari tropicali.
Gli scorfani dei nostri mari appartengono al genere Scorpena (S. porcus, S. scrofa, S.notata).
Gli scorfani hanno spine velenifere, sugli opercoli e sulle pinne dorsali; ma il contatto è quasi sempre accidentale, non essendo una specie aggressiva.

Trigoni

Trigoni
I trigoni e le aquile di mare, presenti sia nel Mediterraneo che ai Tropici, sono pesci cartilaginei di fondo simili alle razze che possono raggiungere notevoli dimensioni (fino a tre metri), e nei nostri mari appartengono a tre specie (Dasyatis pastinaca, D. centroura, D. violacea).
La loro pericolosità è dovuta alla presenza di un aculeo seghettato posto alla base della coda.
Quando l'animale viene infastidito, erigendo la coda, può conficcare l'aculeo nella vittima inoculando il veleno.
L'aculeo generalmente colpisce le gambe provocando una ferita lacero-contusa e può spezzarsi rimanendo conficcato nelle carni del malcapitato.
I sintomi consistono in gonfiore e dolore localizzati che aumentano di intensità e arrivano a durare 12-48 ore.
Possono essere avvertiti estrema debolezza, vomito, diarrea, collasso vasodilatatorio e necrosi.
Il principio tossico, è simile ad una cardiotossina, di natura proteica termolabile.

Spinarolo

Spinarolo
Lo spinarolo (Squalus acanthias) è un piccolo squalo molto comune, che predilige fondali sabbiosi e fangosi e si può trovare sia sotto costa che al largo.
Può raggiungere una lunghezza di 150 cm., la colorazione del dorso è scura, il ventre chiaro, negli esemplari giovani sono presenti macchie chiare che spariscono con la crescita.
Possiede due pinne dorsali, entrambe con una lunga e robusta spina che possiede alla base una ghiandola velenifera.
Certamente non pericoloso, non è aggressivo come di solito si pensa di uno squalo, reagisce però vivacemente quando viene disturbato, inarcando il corpo per cercare di colpire con i due aculei, ed è in grado di provocare ferite dolorose:
lungi dall'essere mortale, la tossina inoculata, può, tuttavia, provocare l'insorgenza di reazioni allergiche.

Murena

Murena
Nelle scogliere ama stabilirsi la temuta murena, pesce piuttosto pericoloso non tanto per la sua tossicità quanto per la forte aggressività che la spinge ad attaccare, se disturbata.
Può raggiungere una lunghezza di un metro e mezzo e pesare fino quindici kg.
Spesso si sente parlare del suo morso velenoso, ma in realtà non possiede ghiandole velenifere, nè denti atti ad inocularlo.
La vera pericolosità del suo morso sta nei denti, aguzzi e ricurvi e nel tipo di lacerazioni che procurano;
la bocca inoltre è piena di residui di origine animale che costituiscono un fertile terreno di coltura per microorganismi vari che possono infettare gravemente le ferite.
Come per tutti gli anguilliformi (anguilla, grongo), il sangue contiene una tossina termolabile, che viene disattivata con la cottura.


Per comletezza d'informazione, avendo accennato sopra al consumo di pesce, è opportuno parlare di un problema poco conosciuto, diffuso particolarmente nelle specie tropicali che però, come noto, possono talvolta entrare nel mediterraneo attraverso lo stretto di Suez, la ciguatoxina, una tossina che provoca l'insorgenza della ciguatera.
Se volete saperne di più, maggiori info a questa pagina.


Le meduse del Mediterraneo

Tanto vi è da dire su questo nostro gelatinoso coinquilino, per cui vi rimando all' apposita sezione.